Review: On the Road (2012)

Reduce da un’accoglienza abbastanza fredda al Festival di Cannes 2012, On the Road, tratto dal popolarissimo romanzo di Jack Kerouac, pubblicato nel 1951; adesso portato sullo schermo da Walter Salles, è da considerarsi un’opera ben riuscita.

La sceneggiatura riesce a raccogliere le numerose vicende raccolte nel romanzo autobiografico di Kerouac, senza stravolge il filo logico dell’autore, e senza creare confusione nei concetti espressi da quest’ultimo, anche se a causa di considerevoli esigenze di produzione, vale a dire la durata del film, spesso alcuni aspetti vengono accennati, lasciando spazio allo sviluppo di tematiche preponderanti nel romanzo e forse più affini al gusto del pubblico.

Il film e il romanzo catturano uno squarcio della società della fine degli anni ’40, fotografando una generazione, Salles con maestria riesce a trascinare nell’epoca del bebop, negli stilemi e negli usi e costumi del popolo americano della bassa borghesia. Una fotografia in perfetta armonia e scelte registiche più o meno ispirate riescono a trasportare lo spettatore, senza annoiare quasi mai. Il punto debole del film, è probabilmente rappresentato dalla scelta del cast, in secondo piano nei ruoli minori vediamo dei talenti, forse limitati a semplici cameo, come Amy Adams, Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Steve Buscemi, grandi nomi per piccoli ruoli di poca profondità, forse facilmente rappresentabili da volti non noti, mentre i protagonisti reali delle vicende, sono interpretati da nomi semi-sconosciuti, che regalano interpretazioni tiepide, per dei personaggi al contrario nel romanzo di Kerouac sviluppati con estrema profondità quanta era la realtà dei fatti raccontati; i protagonsiti Sam Riley, Garrett Hedlund e Kristen Stewart il cui personaggio al contrario di quanto si possa evincere dalla pubblicità legata al film, viene sviluppato ancora meno dei primi due nomi citati, e l’attrice si diletta al massimo delle sue possibilità, considerato il talento di cui dispone. Un film da vedere, ma soprattutto un romanzo straordinario da leggere, che riflette una generazione, e che ha a sua volta segnato numerose generazioni dagli anni ’50, periodo della sua pubblicazione, a oggi.

voto 8

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